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Home Articoli WOW - Women of Würth: intervista a Margherita Cavattoni

WOW – Women of Würth: intervista a Margherita Cavattoni

In All by Valentina Saibene5 Maggio 2025

Storie di
coraggio.

Margherita Cavattoni, International Data Scientist

Empowerment, inclusione e valorizzazione delle diversità sono pilastri fondamentali della nostra strategia di Diversity, Equity & Inclusion.

La community WOW – Women of Würth è nata proprio con l’obiettivo di ispirare e supportare le donne nel costruire la loro carriera in un ambiente che promuove la crescita inclusiva e l’abbattimento
degli stereotipi.

Vogliamo raccontare storie di donne che lavorano
in settori ancora prevalentemente maschili, che ogni giorno dimostrano come determinazione, passione e competenze possano trasformare le sfide in opportunità.

Abbiamo intervistato Margherita Cavattoni, International Data Scientist nell’ufficio di Data Intelligence

INTERVISTA A MARGHERITA

Raccontaci brevemente chi sei e qual è il tuo ruolo in Würth

Ciao, sono Margherita, ho studiato ingegneria informatica a Padova ed ora vivo a Rovereto. Lavoro in Würth da un anno ormai. Il mio ruolo ufficialmente è “Data Scientist”. In pratica utilizzo i dati combinati con l’intelligenza artificiale per ricavare informazioni utili all’azienda. 

Quali sono le principali sfide che le giovani donne devono affrontare nel mondo del lavoro, soprattutto in ambito STEM? 

Penso che all’inizio le sfide siano simili per tutti: con in mano solo un titolo di studio e poca o nessuna esperienza, emergere può essere difficile. In queste fasi, ci si può trovare a dover accettare compromessi che non sempre rispecchiano le proprie ambizioni. Tuttavia, credo che le sfide specifiche per le donne emergano più avanti nella carriera. Anche se personalmente non ho vissuto queste difficoltà, i dati sono inequivocabili: le donne continuano a essere pagate meno e ad incontrare maggiori ostacoli nel raggiungere posizioni dirigenziali.

Come hai trovato la tua strada? È stato un caso o era qualcosa di prestabilito?

È stato abbastanza frutto del caso. Quando ho dovuto scegliere l’università ero indecisa tra due facoltà molto diverse: psicologia da un lato ed ingegneria dall’altro. Alla fine, ho optato per la seconda e non mi sono mai pentita di questa scelta!

Cosa diresti ad una ragazza che non ha ancora trovato la sua strada e sta per approcciarsi al mondo del lavoro?

Le direi di approdare a questo mondo con mente aperta e curiosa. Come ho già detto, il primo passo è trovare qualcosa che ci appassiona. Se ancora non l’abbiamo fatto questa cosa deve essere il nostro obiettivo numero uno! Consiglio di esplorare varie strade, anche eventualmente diverse da quelle che ci eravamo immaginati all’inizio.

Fai parte di un team internazionale, quali sono i vantaggi e le sfide che affronti giorno per giorno?

Lavorare in un contesto internazionale è prima di tutto una sfida: il mio team, ad esempio, è diviso in due; una parte è ad Egna insieme a me, l’altra metà a Külzelsau. Quando è così, è necessario imparare a coordinarsi ed organizzarsi in modo da essere tutti allineati sui vari progetti. L’aspetto sfidante di questa realtà è anche ciò che la rende interessante e che mi ha fatto crescere di più a livello professionale. Inoltre, gli stimoli non mancano mai: avendo sempre a che fare con persone diverse provenienti dai contesti più disparati, di sicuro non ci si annoia!

È opinione frequente che sia superfluo sensibilizzare le persone ad avere comportamenti inclusivi – soprattutto dal punto di vista del genere – perché dati particolarmente per scontato in contesto lavorativo: cosa ne pensi a riguardo

Penso che purtroppo non sia affatto scontato.  C’è poco da fare: sono i dati a dimostrarlo! Io penso che, finché questo gap non verrà eliminato, sensibilizzare sarà sempre e comunque importante. Sebbene atteggiamenti apertamente discriminatori siano fortunatamente sempre meno tollerati, ciò che rimane più difficile da cambiare sono le convinzioni più radicate nel subconscio collettivo.  Siamo cresciuti in una società dove i modelli di riferimento, in gran parte, erano uomini, e questo inevitabilmente influenza ancora le nostre percezioni. Per me, le campagne di sensibilizzazione sono essenziali proprio per aiutare a scardinare queste convinzioni e promuovere un cambiamento reale.

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