Peaceline2022

PEACE LINE 2022: viaggi nella Memoria   

In All by Valentina Saibene

Anche quest’anno Würth Italia ha avuto l’onore di vivere, attraverso il racconto e l’esperienza di due colleghe, il viaggio di Peace Line. Peace Line è il progetto che nasce dall’associazione umanitaria tedesca Volksbund con l’obiettivo di educare e formare ragazzi e ragazze tra i 18 e i 26 anni a diventare veri e propri Ambasciatori della Pace. Uno degli obiettivi principali di Peace Line è mostrare l’esistenza di diverse prospettive storiche e discuterne le origini e le loro conseguenze. Peace Line vuole infatti approfondire la conoscenza delle dinamiche che hanno condotto ai grandi conflitti e ai successivi eventi originati, per prevenire che possano ripetersi. Si vuole dunque colmare, il più possibile, le lacune storiche e politiche attraverso la condivisione.

Clicca qui per leggere il contributo dello scorso anno.

Il Gruppo Würth, sostenitore di questa iniziativa, ha coinvolto giovani collaboratori e collaboratrici provenienti da diverse Sedi. La rappresentanza di Würth Italia ha visto partecipare le colleghe Momina Ali, Amministrazione – Benefit e Compensation sede di Egna, e Nadia Soresina, Logistica e Ufficio Controlling sede di Capena.

Momina Ali
Nadia Soresina

LE ROUTEs 2022

Il progetto ha messo a disposizione tre diverse Route tra cui scegliere.

In particolare, le nostre colleghe, che hanno avuto la possibilità di partecipare a questa seconda edizione, hanno preso parte a due diversi percorsi:

  • Momina AliYellow Route
  • Nadia SorresinaGreen Route

YELLOW ROUTE (16.09 – 30.09) Sarajevo, Srebrenica, Belgrade, Skopje, Prilep, Thessaloniki

L’Itinerario attraversa gran parte dei Balcani, approfondendo anche la disintegrazione della Jugoslavia e le relative guerre

GREEN ROUTE (15.07 – 29.07) Weimar, Prague, Munich, Uberlingen, Alsace, Verdun, Strasbourg, Niederbronn-les-Bains

Lungo l’Itinerario, si è parlato dei retroscena e delle conseguenze delle due Guerre Mondiali, della Guerra Fredda e della sua divisione del mondo, nonché dell’unificazione europea e del suo obiettivo di prevenire guerre future.

Abbiamo chiesto alle colleghe di raccontarci la loro esperienza attraverso un’intervista.

QUALE GIORNATA TI PORTI NEL CUORE E QUALE ATTIVITÀ TI HA MAGGIORMENTE COLPITA?

Momina Ali: Le nostre giornate molto spesso iniziavano con visite in giro per le varie città e terminavano con attività e seminari di riflessione. Una delle giornate che porto nel cuore è stata quella in cui, a Sarejevo, abbiamo visitato il War Childhood Museum. Questo comprende tutti i tipi di memorie tangibili della guerra che i bambini hanno conservato: diari, fotografie, giocattoli e lettere ecc. E’ stato molto emozionante in quanto ci ha permesso di vedere la guerra da un’altra prospettiva, quella dei piccoli, offrendoci una visione più personale della guerra non basata solo su fatti e cifre. Al ritorno dalla nostra visita al museo, abbiamo svolto un’attività che consisteva nel condividere con i membri del gruppo una nostra fotografia dell’infanzia raccontando la storia ad essa legata. Tutti ovviamente avevamo un ricordo bello, felice, “normale” e proprio questo ci ha fatto riflettere e rendere conto quanto fossimo fortunati

Nadia Sorresina: Tutte le giornate erano ben scandite; dall’orario della colazione, alla visita dei musei o memoriali, nonché dei diversi workshop. Ogni giorno sapevi cosa ti aspettava e potevi organizzarti al meglio con quanto necessario quello che non era prevedibile erano le emozioni cui saresti andato incontro. Una delle giornate che più mi ha colpita è stata quella in cui abbiamo visitato Lidice. Abbiamo avuto un’ottima guida che ci ha fatto tornare nel passato e immedesimare con quanto accaduto e successivamente i Team Leaders hanno organizzato un workshop particolarmente interessante, dove abbiamo avuto un momento di scambio, tramite immagini, ricordi ed impressioni. Una delle attività che mi è rimasta più impressa è stata un esercizio di lettura e comprensione, questa ci ha permesso di prendere coscienza di quanti pregiudizi ci portiamo dietro e come questi ci influenzino.

QUAL È STATO IL MOMENTO PIU’ TOCCANTE?

Momina Ali: Una delle giornate più toccanti che mi salta subito alla memoria, è quando abbiamo visitato in Bosnia ed Erzegovina il Memoriale di Srebrenica che commemora il genocidio del 1995.  Qui è presente una mostra permanente sugli effetti personali ritrovati nelle fosse comuni; accompagnata da foto, documentari e video-testimonianze. Questa giornata ha lasciato in me un amaro in bocca, un senso di impotenza e disprezzo per il genere umano. Solo visitando i luoghi di memoria, realizzi concretamente ciò per cui – fino a quel momento – ti eri dispiaciuto, ma con una certa distanza. Quest’ultima sparisce nel momento in cui ad un passo da te hai le testimonianze di quanto avevi solo immaginato. Più rifletto e più mi sento pessimista, la storia insegna, ma purtroppo l’uomo difficilmente impara.

Nadia Sorresina: Ogni luogo visitato aveva tanto da dare a chi si lasciava travolgere dal passato, ci voleva però coraggio perché realizzare quanto accaduto era come aprire una ferita. Una delle forme di memoria che mi ha lasciato senza parole, è stato il Memoriale di Hoheisel & Knitz in Buchenwald che rappresenta un‘opera “vivente”. Si tratta di una lastra d’acciaio, incisa con le iniziali KLB – Konzentration Lager Buchenwald  e con i nomi di cinquantuno gruppi nazionali qui vittimizzati. La piastra viene costantemente riscaldata alla temperatura corporea di 37°C; giorno e notte, estate e inverno, per suggerire il calore corporeo di coloro la cui memoria viene custodita. “A Memorial to a Memorial”

SI È CREATO GRUPPO TRA I PARTECIPANTI? COME PENSATE DI PORTARE AVANTI LA SINERGIA CHE SI È CREATA TRA VOI?

Momina Ali: Sì, sin da subito si è creata un’atmosfera positiva. Nonostante fossimo un gruppo abbastanza grande e con background, esperienze, personalità e idee diverse, si è mostrato essere aperto alle opinioni reciproche. La diversità del pensiero ha creato un ambiente in cui tutti si sono sentiti a proprio agio nell’offrire suggerimenti. Avendo avuto le giornate sempre ben impegnate e programmate, non avevamo tanto tempo libero durante il giorno. I ricordi più belli con i miei compagni di viaggio alla fine sono stati quelli più banali e semplici come le chiacchere e i giochi durante le lunghe ore nel pullman, le lunghe soste alla frontiera, le conversazioni infinite dopo cena, il karaoke improvvisato, ecc. Sicuramente ci manterremo in contatto, con chi più e chi meno, ma la “Reunion” è qualcosa che rientra assolutamente nei nostri piani!

Nadia Sorresina: Sin dal primo giorno ci siamo ritrovati tutti curiosi in ciò che avremmo intrapreso. Abbiamo iniziato il percorso con leggerezza, e man mano che andavamo avanti abbiamo sempre più compreso che sarebbe stata una vera e propria esperienza. Passavamo da discorsi futili a vere e proprie confessioni, c’è stato uno scambio sincero e costruttivo. Peace Line ha già in serbo incontri futuri, come ad esempio l’Alumni Event, per coloro che hanno partecipato ad una delle Route.Sarà occasione di ritrovi e nuovi incontri.

QUALE VALORE AGGIUNTO È STATO AVERE UN GRUPPO ETEROGENEO E INTERNAZIONALE?

Momina Ali: Il mio gruppo era composto da 24 ragazzi che provenivano da 19 nazioni differenti e questo ha reso il nostro viaggio ancora più speciale e unico. Conoscere nuove culture ed entrare in contatto con punti di vista diversi mi ha aiutata ad avere una visione più ampia del mondo, e a generare intuizioni nuove che non avrei mai realizzato da sola. Inoltre, penso che fare parte di un gruppo internazionale ti permetta di paragonare la tua cultura con quella degli altri, apprezzandone gli aspetti positivi o magari trovandone quelli negativi.

Nadia Sorresina: Essere un gruppo eterogeneo ha significato mettersi in discussione ogni giorno, in modo genuino e rispettoso. E’ stato sicuramente uno dei punti di forza del progetto stesso, che ci ha permesso di esaminare ogni esperienza nella sua complessità. Abbiamo distrutto convinzioni e creato nuove prospettive.

QUALE DEI NOSTRI VALORI AZIENDALI HAI RITROVATO MAGGIORMENTE IN QUESTA ESPERIENZA?

Momina Ali: Uno dei valori aziendali che ho riscontrato in quest’esperienza è stata la trasparenza: l’apertura e l’onestà con tutti i partecipanti, compresi gli organizzatori, ha favorito la fiducia e la comunicazione creando un ambiente di collaborazione.                                                                                                                                    

Nadia Sorresina: Grazie a quanto vissuto durante questo percorso, uno dei valori che ha rappresentato la quotidianità è stato l’inclusione. Eravamo curiosi di capire come le nostre “differenze” ci caratterizzassero. Un altro valore importante e basilare per Peace Line è l’apertura al cambiamento: capendo quanto è successo in passato possiamo cambiare o migliore il nostro modo di agire oggi e questo si rifletterà sul nostro futuro. Un altro valore che ho ritrovato è l’appartenenza: ci siamo sentiti uniti poiché condividevamo gli stessi valori, ideali e lo stesso obiettivo. Questo ha prodotto atteggiamenti e comportamenti positivi nei singoli membri e migliorato il senso di gruppo.

CONSIGLIERESTI QUESTA ESPERIENZA AD ALTRE PERSONE?

Momina Ali:Sì, assolutamente. È una combo perfetta tra imparare, conoscere e viaggiare. È un’esperienza che lascia un segno abbastanza profondo e regala tante emozioni forti – rabbia, tristezza, malinconia, paura – che anche se difficili da gestire, penso siano necessarie per comprendere a pieno le vicende. Credo sia anche un’ottima opportunità per uscire dalla propria comfort zone sia per interagire e parlare in una lingua straniera, sia per migliorarsi a livello di “public speaking” in quanto quotidianamente viene richiesto ai partecipanti di condividere con il gruppo le proprie opinioni e pensieri riguardanti i vari temi trattati.

Nadia Sorresina: È stata una delle migliori esperienze che io abbia fatto: ho incontrato molte persone ognuna con il proprio “bagaglio”, ed ho imparato molto da loro. Ho praticato il mio inglese e ho guardato la storia in un modo in cui non avevo mai fatto prima. Avevo molte sensazioni diverse in quei giorni, ma il pensiero più forte e costante che ho avuto è stato: “com’è possibile che sia successo?” Purtroppo ci sono tanti pregiudizi, tanta rabbia e tanta cattiveria. Credo che ognuno di noi dovrebbe concedersi un’esperienza simile, perché senza confronto non c’è futuro.

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