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Giuseppe Bergomi
Lo zio di una Nazione intera

Perché è il migliore? 

Giuseppe Bergomi, “lo Zio”, è uno di quei rari talenti che riescono a essere grandi sin dal primo momento. La sua apparizione nei Mondiali del 1982, a soli 18 anni, è stata una sorpresa per tutti, ma non per lui. Con la sua serenità, ha conquistato il cuore degli italiani, diventando il simbolo di una nazione che stava uscendo dalle ombre degli anni di piombo e cercava nuova luce. Bergomi era affidabile, tenace e, soprattutto, maturo oltre ogni aspettativa, un giovane vecchio capace di stare in campo accanto a mostri sacri come Zoff e Scirea. Non servivano parole per lui; parlava il campo, con la sicurezza di chi sa che essere difensore non è un ruolo, è una vocazione. 

Gli inizi 

Cresciuto nelle giovanili dell’Inter, Bergomi ha esordito in prima squadra all’età di soli 17 anni. In un’Italia segnata dagli anni difficili, lui appariva come un giovane dalla calma sorprendente. Non aveva bisogno di urlare per farsi rispettare: bastava vederlo in campo. Quella tranquillità gli permise di diventare una pedina fondamentale anche nella Nazionale di Bearzot, partecipando al Mondiale in Spagna del 1982. La sua figura, con quei baffoni e la capigliatura afro, lo rendeva unico. L’Italia si qualificò a stento per la fase finale del torneo, e quando si trovò davanti Argentina e Brasile, tutto sembrava perso. Ma Bergomi entrò in campo contro il Brasile e, con un silenzio concentrato e una prestazione da veterano, si guadagnò la fiducia dei compagni e degli italiani. 

Unicità 

Bergomi era speciale per la sua capacità di concentrazione. In un’epoca in cui si marcava ancora a uomo, lui era sempre attento, lucido, focalizzato sull’avversario. Non c’era bisogno di parole o gesti: il suo sguardo bastava. Con il passare degli anni, la sua intelligenza tattica lo trasformò in un punto di riferimento. Ma ciò che lo rendeva davvero unico era l’attaccamento alla maglia: per l’Inter e per l’Italia, Bergomi era un baluardo che non si spostava. La sua carriera, passata interamente con i colori nerazzurri, fu una dimostrazione di fedeltà e dedizione. 

Partita memorabile

Quando Bergomi sostituì Collovati durante la leggendaria partita contro il Brasile nel 1982, tutti temevano che l’Italia potesse crollare. Invece, Bergomi dimostrò subito di essere nato per quel momento. Non solo fermò le avanzate del formidabile attacco brasiliano, ma lo fece con una calma e una precisione che sembravano fuori dal comune per un diciottenne. Alla fine, l’Italia vinse 3-2 e Bergomi si consacrò come uno dei più grandi difensori italiani di sempre. Quel giovane, che si faceva il segno della croce entrando in campo come fosse in chiesa, aveva appena scritto una pagina di storia. 

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